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Il decalogo del trader: approccio scientifico

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In questo post sul blog ti parlo del decalogo del trader: approccio con metodo scientifico. Qui dentro è racchiusa l’essenza di tutte le cose fa fare e da non fare, per aumentare le probabilità di diventare un trader vincente o meno. Non si troveranno commenti superflui, frasi inutili e spazi riempiti tanto per parlare.

Chi scrive non è un trader puramente discrezionale, tuttavia capisco che per forza di cose la maggior parte degli aspiranti traders potrebbe ritrovarsi a passare da questo step, poi una volta comprese le basi potrebbe passare alla “fase successiva” ovvero quella dello studio quantitativo e statistico dei dati.

Tuttavia questa non risulta essere una regola fissa, infatti diversi operatori potrebbero risultare profittevoli anche nelle vesti di traders discrezionali.

Ed è anche vero che un trader che ha un buon background algoritmico, può utilizzare la sua conoscenza del mercato per fare trading discrezionale. Questo per me è l’ultimo step che sto vivendo oggi dopo 9 anni di operatività.

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leva finanziaria

Iniziamo!

Le regole del trader

L’unica regola che si può dare per certa in questo ambito rimane quella del buon senso, fatto di preparazione tecnica, formazione continua e verifica assillante delle nozioni apprese. Si tratta spesso di un percorso fatto di diversi step dove chi si ferma spesso può perdersi per strada.

In questo processo che porta al miglioramento costante e continuo ti posso dare una buona notizia, quando si investe il proprio tempo in formazione non si perde mai,  perché ogni nozione o comportamento appreso andrà a formare l’arsenale di conoscenze e competenze del trader.

Ogni Investitore, Trader o Imprenditore dovrebbe fare Formazione Tutta la Vita. Infatti questa è, non a caso,  una delle abitudini delle persone di successo.

Le belle notizie non finiscono qui, infatti bisogna sapere che gli esseri umani hanno a disposizione uno strumento micidiale che la restante parte del mondo animale non possiede, ovvero la corteccia prefrontale.

Quindi non guasta mai ragionare con la propria testa!

Negli anni mi sono reso conto che questo aspetto non è poi così scontato come potrebbe sembrare in prima analisi. Si tratta infatti di uno step psicologico che potrebbe fare la differenza tra far parte del “gregge”, che spesso perde il proprio denaro sui mercati finanziari ed essere profittevole.

Le statistiche riportano infatti un dato importante circa il 90% di trader perdenti, questo significa che ogni volta che ti trovi a parlare con un trader ci sono 9 possibilità su 10 che si tratti di un trader perdente, una sola volta che si tratti di un trader profittevole.

Detto questo, nelle prossime righe si procederà alla descrizione contornata da commenti di uno degli argomenti più letti dalla platea di operatori retail.

Chi perde ha torto

Le parole che mettono l’attenzione sul non pensare come la massa per non ottenere i risultati della massa, dovrebbero far subito drizzare le antenne al trader che si trova davanti una lista di “cose da fare” come questa.

Infatti ogni volta che ci si trova davanti a delle informazioni simili, che spesso non possiedono nessun tipo di dato analitico riscontrabile, l’attenzione dovrebbe aumentare congiuntamente al senso di critica.

Di seguito i 10 punti del decalogo del trader, ovvero le famose 10 cose che un trader dovrebbe fare per essere profittevole sui mercati finanziari secondo i criteri stabiliti dal luoghi comuni.

Una descrizione analizzata e commentata dal sottoscritto.

Il decalogo del Trader

decalogo del trader
  1. “The trend is your friend”.
  2. Mai mediare in perdita semmai mediare in utile.
  3. Fissare i livelli di Stop Loss prima di prendere una posizione e poi rispettarli.
  4. Seguire la posizione in trailing stop.
  5. Evitare i mercati ed i titoli poco liquidi ed eccessivamente volatili.
  6. Mantenere la calma, non farsi dominare dall’avidità e non sperare contro l’evidenza.
  7. Non rischiare mai più del 5% del proprio capitale per ogni trade.
  8. Fondo ammortamento perdite future fatto con gli utili conseguiti.
  9. Non farsi assorbire troppo dall’attività di trading perché a lungo termine è logorante.
  10. Rispettare tutte le regole con disciplina.

Le dieci regole sopra sono delle regole che vengono spesso proposte a chi ha intenzione di imparare a fare trading sui mercati finanziari, è diceria comune che non osservare delle regole fisse significa non rispettare un modello operativo costante, che quindi tutto questo sia operativamente e matematicamente/statisticamente scorretto.

Che possa piacere o meno il trading è un lavoro fatto di matematica e statistica, questa risulta essere una regola valida anche per il trading discrezionale.

Infatti in assenza di un vantaggio probabilistico, o un presunto vantaggio statistico, sulla direzione futura dei prezzi gli operatori potrebbero abbracciare in totalità la Teoria dei Mercati Efficienti di E. Fama, quindi fermare vita natural durante la loro operatività.

Rimane valido il fatto che i risultati devono essere valutati sul lungo periodo di tempo, infatti mettere in piedi un trade fortunato guadagnando 100.000€, in seguito perdere molto di più con diversi trade realizzati con il metodo “a caso”, a mio avviso non risulta essere un comportamento professionale ma un modo di operare molto più vicino al gioco d’azzardo.

Il motivo principale che potrebbe essere dietro le “regole da rispettare” ha un riscontro statistico/matematico?

Se un trader si comporta rispettando un protocollo prestabilito nel lungo periodo e questo modo di operare porterà dei dati che sono statisticamente significativi, da qui si potrebbe arrivare alla conclusione che lo stile di trading discrezionale assunto dal trader è profittevole oppure no.

Comunque vada in questo modo ci vorranno anni prima di capire esattamente quello che si sta facendo e non è detto che il mercato un giorno non avrà voglia di cambiare comportamento, come ha fatto spesso in questi ultimi anni.

Ovviamente dovrai rispettare sempre quelle regole!

Dicono…

Analizzando le regole del decalogo del trader, arriverò ad una valutazione personale. Partendo dal presupposto che ci potrebbero essere degli elementi veri ma anche degli elementi sbagliati, per portare avanti questo processo di analisi sarà utile rapportarsi al calcolo della probabilità del lancio della moneta (testa o croce).

Lo so i miei post non sono mai troppo semplici, ma impegnati un pò perchè il trading non è una cosa facile da fare dalla mattina alla sera. Quindi:

In questo caso particolare si potrebbe anticipare con un’aspettativa del 50% vero e 50% falso.

Dato che potrebbe non essere vantaggioso essere poco attenti e scrupolosi dando troppo per scontato, indirizzarsi in un metodo che cerca di non dare nulla per scontato potrebbe dare delle belle soddisfazioni.

Di seguito un’analisi del decalogo del trader:

1.“The trend is your friend”

Prima regola del decalogo del trader. Una delle operazioni principali che deve mettere in pratica il trader discrezionale prima di entrare in posizione è definire il time frame in cui vuole operare.

Più sono grandi gli orizzonti temporali meno il rumore influenza il mercato e meno falsi segnali sono disponibili per le strategie.

Personalmente utilizzo spesso il time frame Daily ovvero le barre su base giornaliera in cui ogni barra rappresenta una giornata intera di contrattazione. Esistono diversi modi per intercettare la forza del trend, ma il problema di valutazione sorge quando diversi time frame indicano trend contrastanti.

Infatti un time frame più piccolo di quello daily (es. time frame H1 ovvero dove ogni barra indica le contrattazioni raccolte in un’ora) potrebbe indicare un trend opposto a quello più grande.

I trader algoritmici conoscono bene questo concetto ed utilizzano spesso i cosiddetti filtri di trend per permettere alle loro posizioni automatiche, oppure semi automatiche, di entrare a mercato. Risulta essere utile il concetto che utilizza la media mobile semplice a 200 periodi come filtro per i trade, questo concetto sta nel fatto che se il prezzo su time frame daily si trova sopra la media mobile a 200 periodi, il trend risulterà con forza bullish ovvero dall’aspettativa rialzista.

In questo modo si prenderanno maggiormente in considerazione trade dall’aspettativa rialzista non tenendo in considerazione i trade dall’aspettativa ribassista. Questo fenomeno risulta avere significatività statistica su diversi mercati.I metodi che si possono utilizzare sono tanti, uno dei quali molto utile e molto utilizzato è quello che prevede l’utilizzo come filtro la media mobile a 200 periodi nelle sue diverse varianti, per filtrare i trade in ingresso.

Ma cosa significa tutto questo?

La risposta è molto più semplice di quello che si potrebbe pensare. Ipotizziamo il caso in cui l’intenzione è quella di lavorare con una strategia trend following sulle barre daily, ovviamente non tutte le posizioni possono essere utili per mettere in piedi un trade con gli strumenti a disposizione.

Quindi si può utilizzare la media mobile a 200 periodi per filtrare i trades, ovvero per i trades dall’aspettativa rialzista si potrebbero scegliere solo quelli in cui l’ultimo prezzo di chiusura si trova sopra la media mobile a 200 periodi e poi l’esatto contrario per i trades dall’aspettativa ribassista.

Una breve osservazione empirica fatta con qualsiasi software che permette l’analisi dei dati su una serie storica statisticamente significativa conferma la validità di questa ipotesi. Questo modo di operare può essere ampliato all’utilizzo di time frame superiori a quello che si intende utilizzare per il timing.

Infatti si può analizzare per esempio il trend utilizzando le candele settimanali e contemporaneamente trovare il giusto punto d’ingresso per il proprio trade su di un time frame daily a delle condizioni predeterminate. Questo significa seguire la forza del trend principale ed è un concetto valido sia per le strategie trend following che mean reversion. Di conseguenza a queste analisi posso dire che a mio avviso la:

PRIMA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER RISULTA ESSERE: VERA 1 – 0

2.Mai mediare in perdita, semmai mediare in utile

Seconda regola del decalogo del trader. Quando si fa trading in modo discrezionale la psicologia può creare nella mente del trader dei fenomeni che sono assolutamente da evitare. Il trading automatico può limitare notevolmente l’impatto che le emozioni hanno sul trader, tuttavia questo potrebbe essere interpretato come un altro discorso.

Immaginiamo di aver preso una posizione long su uno strumento e molto presto il mercato decide di prendere l’esatta direzione opposta. Nella mente del trader potrebbero innescarsi dei pensieri che disturbano la corretta gestione della posizione, dei pensieri che possono essere molto simili al seguente:

“Il prezzo è troppo alto (o troppo basso) non dovrebbe essere lì sicuramente il prezzo cambierà. Il prezzo attuale è sbagliato ma la maggior parte degli operatori non se ne sono ancora accorti”.

Autovalutazioni distorte e completamente inutili che intralciano i buoni propositi che hanno strutturato il trade, prima di essere posto a mercato. Quando si fa trading la mente ed il condizionamento delle emozioni tradiscono sempre, o quasi.

In altre parole, il trader non vuole chiudere la propria posizione in perdita!

Quindi dimentica lo studio dello stop loss che ha fatto a monte prima di eseguire il trade, ma allo stesso tempo dimentica una cosa fondamentale ovvero che il mercato sconta tutto!

In precedenza l’emozione che lo governava era l’avidità è ora la paura che ha preso il sopravvento. Sposta o peggio ancora elimina lo stop loss, ed il mercato continua muoversi contro il trade.

Ad un certo punto la paura lascia spazio ad un’altra emozione ovvero la speranza, la speranza di non perdere troppo o tutto il denaro che momentaneamente è presente sul proprio conto.

Le emozioni sono nemici dichiarati del trader e questa non risulta essere una novità. Infatti diverse ricerche accademiche sulla Finanza Comportamentale, che hanno portato degli studiosi fino al premio Nobel (vedi il premio nobel per l’economia di Richard Thaler) dimostrano empiricamente quanto detto.

Non credo che ci sia al mondo un trader discrezionale che non si sia trovato almeno una volta in una situazione di questo tipo. Questa situazione che naturalmente genera stress, spesso porta a provare una forte angoscia, un insieme di elementi che nel lungo termine logorano profondamente.

Quello che bisogna prima capire e poi accettare, è che questo meccanismo si è innescato per mancanza di disciplina!

Dicono…

Una delle cose fondamentali che nessuno si può permettere di dimenticare è che quando si tratta di fare trading sui mercati finanziari è molto meglio avere torto ed incassare uno stop loss che convincersi di avere ragione e perdere tutto il denaro presente sul conto.

Il mercato non è un meccanismo che si allinea con la razionalità personale del trader, è mosso dal sentimento e dalle emozioni delle masse, quindi dalle operazioni di tutti gli operatori del mondo.

Il triangolo di avidità, paura e speranza può generare dei meccanismi particolari, per cui il mercato può dirigersi momentaneamente nella direzione sbagliata anche per periodi di tempo più o meno lunghi. Tanto quanto basta per far subire al trader indisciplinato delle grosse perdite.

Un atteggiamento molto comune che osservo da tempo è quello della partecipazione sui social network o sui forum di discussione. Si tratta di discussioni di utenti che fanno trading e che porgono la loro attenzione sulla direzione che sta avendo uno strumento finanziario, sul quale hanno aperto una posizione.

Ad un certo punto tutti i traders che hanno fatto la stessa scelta di trading sembrano accordarsi tra di loro sulla direzione futura del prezzo a loro favore. Spesso accade che nella discussione rimangono solo loro ovvero le persone interessate a quel trade ed avendo la stessa speranza, rafforzano la loro stessa aspettativa, ovvero quella che prima o poi il mercato si girerà a loro favore.

Ma ammettendo che questo si verifichi e non è sempre così che vanno le cose, nel lungo periodo il conto potrebbe subire delle perdite importanti. A nessun trader piace la situazione in cui alcuni dei suoi trade sono in forte perdita di grosse percentuali, inoltre questa situazione è molto pericolosa per la deteriorazione della capacità liquida del proprio conto di trading.

Infatti ci si potrebbe trovare nelle circostanze di poter valutare un trade molto favorevole per diversi aspetti ma allo stesso tempo non poter operare per via del margine già occupato dalle posizioni “indisciplinate” già poste in essere. Le regole si stabiliscono a monte del trade e si rispettano fino alla fine.

Le perdite vanno accettate come costi dell’attività e quando possibile i guadagni vanno fatti scorrere fino all’esaurimento. Gli investimenti a lungo termine non devono essere il frutto dei trades a breve termine sbagliati, ovvero quelli che non si è avuto il coraggio di chiudere, ma di operazioni calcolate e messe in pratica dopo un’attenta elaborazione di investimento.

La grande trappola del mediare in perdita: al fine di migliorare il proprio carico sul prezzo si potrebbero aumentare i lotti di esposizione su quella specifica posizione. Ovvero se il nostro malcapitato trader entra con aspettative rialziste es. su S&P 500 con un lotto ma il mercato gli va contro, in quello stesso momento avrebbe bisogno di una variazione del trend del 5% per recuperare la perdita.

Allora decide di raddoppiare la posizione (ovvero comprare un altro lotto dello stesso strumento) in questo modo basterebbe una variazione della metà ovvero del 2,5% per rientrare in pari con la posizione.

Questo ragionamento anche se matematicamente vero è molto rischioso per diversi fattori:

  • Nasce da una mancata accettazione della perdita ovvero dalla variazione dello stop loss predeterminato.
  • Fa raddoppiare la propria esposizione su quella posizione del doppio ed il tutto mentre il mercato è contrario a quella direzione potrebbe essere statisticamente svantaggioso.
  • Molto probabilmente questa operazione non si concluderà con successo, infatti individuare i livelli estremi di un trend non è facile per nessuno.

Il problema della diffusione di questo modo di operare sta nel fatto che qualche volta funziona. Statisticamente potrebbe funzionare il 25% delle volte, ovvero 1 su 4, questo significa che nella maggior parte dei casi risulta essere una tecnica perdente.

Personalmente ritengo che l’illusione psicologica di chi non sa o non vuole proprio leggere i numeri, mantiene in vita questa tecnica statisticamente poco vantaggiosa.

Per il trader discrezionale è molto difficile ammettere di aver sbagliato, inoltre per lo stesso è ancora più difficile liberarsi di una posizione in perdita. Il trading non dovrebbe mai trasformarsi in una questione di ego.

Un trader che vuole essere profittevole in modo costante nel tempo deve avere un metodo, sia che si tratti di trading quantitativo che discrezionale. L’operatore deve avere un codice di comportamento fisso con delle regole che devono essere definite a monte, prima di entrare in posizione e poi devono essere sempre rispettate.

Se non si procede in questo modo ci si affida a caso e la fortuna non è sempre dalla nostra parte. Essere dei buoni “analisti” non è sufficiente per essere dei buoni trader, il trader deve essere molto di più altrimenti non si tratterebbe di una delle attività più difficili al mondo.

Le analisi personali possono essere contaminate da bias cognitivi e spesso il trader potrebbe vedere sui grafici ciò che vuole vedere, invece di limitarsi a descrivere la realtà dei dati.

Quindi anche in questo caso la regola del decalogo sembrerebbe verificata, ma allo stesso tempo c’è da dire che esistono diverse ricerche che sfruttano tecniche di mean reverting, ovvero agiscono in maniera contrarian e mediano in perdita con delle regole specifiche di money menagement e rispettano lo stop loss prestabilito nel trading system.

Quindi si tratta di una regola utile da rispettare per chi ha poca dimestichezza con il trading, ma che allo stesso tempo può essere infranta con un studio strutturato di una strategia algoritmica.

Dato che un concetto matematicamente risulta essere giusto o sbagliato, a mio avviso questo punto risulta:

SECONDA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: FALSA 1 – 1

3.Fissare i livelli di Stop Loss prima di prendere una posizione e poi rispettarli

Terza regola del decalogo del trader. Regola fondamentale, prima di entrare a mercato e prendere una posizione il trader dovrebbe individuare sensibilmente tre livelli:

  • Livello di Entry
  • Livello di uscita in profitto
  • Livello di uscita in perdita

Regola fondamentale, prima di entrare a mercato e prendere una posizione il trader dovrebbe individuare sensibilmente tre livelli:

  • Livello di Entry
  • Livello di uscita in profitto
  • Livello di uscita in perdita

Per descrivere questa regola porterò un esempio, si tratta di una mia regola personale condivisa dalla maggior parte dei trader. Dopo un’analisi del mercato decidi di prendere una posizione con aspettativa rialzista sullo strumento S&P500, l’intenzione è quella di entrare al miglior prezzo disponibile.

A questo punto devono essere stabiliti a monte i prezzi di uscita sia in guadagno che in perdita della posizione, ovvero bisogna stabilire a monte sia il TP – take profit che lo SL – stop loss.

Questi livelli devono essere rispettati, soprattutto lo stop loss. Tuttavia l’esperienza insegna che molti trader fanno variazioni allo stop loss e questo potrebbe dipendere dalla difficile accettazione della perdita.

L’accettazione della perdita per il trader rappresenta un scoglio psicologico molto importante che spesso va oltre la corretta analisi dei dati. I livelli predeterminati vanno sempre rispettati sia che si tratti di trading discrezionale che quantitativo.

La letteratura classica sul trading suggerisce spesso di posizionare i livelli di SL e TP sui comuni punti di supporto e resistenza, io non la penso assolutamente in questo modo inoltre si tratta di un dato che con il passare del tempo perde sempre di più rilevanza statistica.

In molti credono che i mercati siano manipolati, ma al giorno d’oggi non mi pare che ci sia ancora nessuno che possa dimostrare sistematicamente questa credenza comune. Il mio parere personale è che non esiste una “lobby” che corre dietro gli stop loss dei trader retail.

Ma allo stesso tempo penso che se si è convinti che esiste un gruppo di persone che conoscono il metodo comune alla massa di fare trading, ovvero quello che si sente e legge sulla maggior parte dei canali divulgativi nel mondo…

Allora perché non cambiare modo di operare?

Semplice…!

Almeno in apparenza.

Ora però iniziamo il nostro ragionamento partendo dall’assunto ed ipotizzando per assurdo, che i mercati siano davvero manipolati. Quindi immaginiamo che la “caccia agli stop” sia vera, ipotesi per la quale i grandi investitori conoscendo i livelli delle zone di prezzo dove sono posizionati la maggior parte degli ordini stop loss vanno alla ricerca degli stessi per incassarli e monetizzarli.

In molti si lamentano di questo, ma il comportamento di chi si lamenta sembra essere un cane che si morde la coda in quanto vedo mantenere comportamenti costanti nel tempo nonostante le perdite.

Infatti se si presume di conoscere questo fenomeno perché non si mette in atto un comportamento diverso da quello previsto dalla caccia agli stop?

Se si conosce il cacciatore, allo stesso tempo si sa che va a caccia armato con il solito fucile?

Qual’è il comportamento da adottare per difendersi?

Ovvio ci facciamo trovare nel parco dietro casa sulla panchina pronti per essere sparati. Non mi sorprendo affatto che il 90% dei trader perde denaro sui mercati finanziari, a volte è lo stesso trader a perdersi in un bicchiere d’acqua.

Personalmente preferisco calcolare i livelli di uscita dalla posizione per mezzo di uno studio accurato della volatilità.

Se vuoi portare la tua formazione ad un livello successivo ed iniziare sin da subito a fare seriamente con gli investimenti ed il trading online, allora devi leggere e studiare necessariamente il mio NUOVO LIBRO.

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Inoltre uno studio quantitativo dei dati per quanto riguarda quella determinata strategia d’ingresso non è mai superfluo, offre dei punti di vista differenti e elimina i problemi legati a bias cognitivi smentendo con i dati numerici quello di cui si è convinti per motivazioni personali.

Bisogna ricordare che le motivazioni personali sono appunto personali e per questo non possono essere sempre fondate e reali. I dati risultano essere valori oggettivi su cui potrebbe fare sempre affidamento.

Almeno questa è la speranza del trader quantitativo, quest’altra convinzione sarebbe da restringere alla limitatezza della percezione umana ma questo risulta essere un altro discorso.

Tuttavia c’è da dire che avere dei dati su cui fare riferimento e sempre meglio che avere delle convinzioni che non sono supportate da dei dati. In molti potrebbero obiettare dicendo che il passato non è sintomo del futuro, io rispondo che senza i dati storici del passato non avremmo nessun dato per nessun tipo di studio.

Per concludere la trattazione dell’argomento bisogna dire che esistono delle strategie di trading che non usano lo stop loss. Ma questo non significa che nella strategia non è presente un elemento di copertura, infatti nella maggior parte delle strategie dove non si utilizza lo stop loss sono presenti le tecniche di hedging ovvero di copertura da eventuali rischi che in sostanza funziona come lo stop loss.

Di conseguenza a queste analisi posso dire che a mio avviso la:

TERZA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: VERA 2 – 1

4.Seguire la posizione in trailing stop

Quarta regola del decalogo del trader. Questo è il caso in cui si entra in una posizione che si rivela favorevole alla decisione di trading, esempio per una posizione dall’aspettativa rialzista su S&P 500 e presto il mercato premia la decisione muovendosi nella direzione attesa.

Confermando il fatto che i livelli di uscita siano stati stabiliti si può prendere in considerazione valori alternativi che riguardano una variazione dello stop loss. Questa volta la variazione non sta nella possibilità di modificare lo stop loss per poter perdere più denaro, ma nell’esatto contrario.

In una posizione di aspettativa rialzista come in questo caso alzare lo stop significa diminuire la possibilità di perdita potenziale, questa perdita potenziale viene man mano diminuita mentre il trend prende la direzione desiderata.

L’alternativa consiste nel fatto che si può decidere di mantenere la posizione aperta alzando man mano lo stop loss che di fatto diventa un take profit in guadagno. Questo è il caso in cui il trend prende direzione con forza.

Questa procedura si chiama trailing stop e si mette in piedi per assicurare un guadagno sempre maggiore fino ad esaurimento del trend in atto. Infatti quando scatterà lo stop loss di fatto sarà un take profit che assicurerà al trader un guadagno assicurato.

Anche in questo caso lo strumento migliore a disposizione è la conoscenza, per portare avanti questa procedura i trader discrezionali usano l’analisi dei supporti e delle resistenze.

Io mantengo la mia attenzione soprattutto sullo studio della volatilità, ci sono numerose ricerche che danno atto con i numeri che non sempre il trailing risulta essere una soluzione vantaggiosa

.

C’è da dire però che le diverse casistiche non possono essere riscontrate con trading system unici, ovvero ci possono essere dai casi in cui il trailing risulta vincente e altri in cui risulta una strategia perdente.

Tuttavia inserire in un decalogo di regole una struttura che non si verifica come sempre vera, per me è sbagliato quindi regola falsa. Sarà all’attenzione del trader portare avanti con la massima precisione possibile le ricerche sul trailing stop in base al mercato di analisi ed alla strategia utilizzata.

Di conseguenza a queste analisi posso dire che a mio avviso la:

QUARTA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: FALSA 2 – 2

5.Evitare i mercati ed i titoli poco liquidi ed eccessivamente volatili

Quinta regola del decalogo del trader. Come trader è preferibile concentrare la propria attività su un numero limitato di strumenti finanziari ma allo stesso tempo di conoscerli in modo approfondito, questo per l’impossibilità di poter seguire in modo efficace molti strumenti allo stesso tempo.

Se l’intenzione è quella di seguire un modello operativo rilassato, questa considerazione assume ancora più importanza.

Evitare i mercati poco liquidi è una buona regola perché elimina potenziali rischi riguardo alla compravendita dello stesso strumento e della turbolenza della volatilità su quel tipo di mercato.

Considero una buona regola lavorare su mercati con open interest elevato, tuttavia anche i mercati molto volatili e pesanti possono essere pericolosi soprattutto per il trader poco esperto.

Un esempio può essere quello del DAX 30 mercato dall’elevato open interest ma molto aggressivo e volatile. Se non supportato da una buona capitalizzazione potrebbe risultare molto difficile da gestire (escluso il caso in cui si utilizzano contratti derivati dal futures che sono più leggeri).

Inoltre su questi mercati non è sempre possibile fare delle indagini statistiche accurate che offrono robustezza e significatività (riferito ai mercati poco liquidi e molto volatili) data la scarsità e la poca accuratezza dei dati.

Di conseguenza a queste analisi posso dire che a mio avviso la:

QUINTA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: VERA 3 – 2

6. Mantenere la calma, non farsi dominare dall’avidità e non sperare contro l’evidenza

Sesta regola del decalogo del trader. Quando si tratta di fare trading sui mercati finanziari soprattutto con metodi discrezionali quindi non automatici, le emozioni non risultano essere mai delle buone consigliere. La maggior parte dei trader se non tutti, hanno potuto sperimentare questo fatto ma non è detto che tutti se ne siano resi conto.

Infatti la mente può architettare diverse strategie che possono portare alla negazione dell’evidenza con delle conseguenze pessime in termini di risultati sul proprio conto.

Nell’attività di trading si possono prendere in considerazione emozioni in particolare come:

  • Avidità
  • Paura
  • Speranza

Queste possono descrivere molto bene la successione delle azioni di cui il trader può essere vittima, inoltre le stesse possono essere individuate sui grafici con un riscontro sui prezzi del mercato.

Ad esempio il Panic Selling risulta essere un fenomeno di vendita di massa di uno stesso strumento finanziario, un esempio della contaminazione sociale che riguarda l’emozione della Paura.

L’avidità potrebbe giocare brutti scherzi e può trasformare un trade positivo in un trade perdente, infatti la maggior parte dei trader potrebbe voler guadagnare molto ed in poco tempo.

Questo atteggiamento ovviamente è potenzialmente rischioso perché porta il trader a fare delle azioni poco sensate che mettono in discussione la disciplina e il money menagement stabilito a monte, il tutto utilizzando posizioni a leva che non ci si può permettere.

Sui mercati finanziari l’avidità spesso genera perdite, si tratta di un’emozione che non eliminabile perché parte della natura umana, ma che si deve imparare a controllare.

Tuttavia l’avidità non è l’unica emozione che può rallentare o distruggere il percorso del trader, infatti la paura gioca un ruolo altrettanto importante. Proviamo ad immaginare il caso in cui si prende una posizione long ed il mercato in poco tempo si dirige nell’esatta direzione opposta.

In questo caso il trader si troverà a dover gestire una posizione in perdita, spesso non si pensa nemmeno all’eventualità di questa situazione. Il tutto condito con poca esperienza sui mercati e ci si ritrova nella situazione di non saper gestire la posizione.

Se l’operatore non ha posizionato uno stop loss adeguato dovrà trovare il coraggio di chiudere la posizione manualmente, in questo momento è elevato il rischio di entrare in un meccanismo noto come freezing.

Le perdite potenziali non accettate gli impediscono di fare la cosa giusta ovvero chiudere la posizione, in questi momenti si potrebbe essere portati a pensare che il mercato si è mosso troppo e troppo velocemente e che quindi deve rientrare nella direzione che si ritiene “giusta” dalle proprie analisi.

Il mercato continua nella direzione opposta, ma il trader non ce l’ha fatta a chiudere la posizione. In questo momento la paura lascia il posto ad un’altra emozione che purtroppo non ripara il danno fatto, ovvero:

La Speranza

Si potrebbe perdere l’autostima e non avere più il coraggio di fare nulla, nessuna operazione sensata sui mercati. Non si ha nemmeno il coraggio di accendere il computer per visualizzare i grafici o le quotazioni, il conto è in mano alla fortuna e la voce della speranza dall’interno sussurra che:

“prima o poi il mercato salirà e tutto si sistemerà”.

Auto Inganno – si tratta di un meccanismo strutturato dalla nostra mente come difesa dal dolore psicologico -.

Tutto questo processo è partito dalla mancanza di disciplina, il trader discrezionale oltre a dover acquisire le competenze necessarie che gli permettono di avere una buona prevedibilità sui mercati finanziari non può fare a meno della disciplina.

Le azioni vanno pianificate a monte e le decisioni che prevedono il calcolo del rischio massimo, vanno sempre rispettate. Le perdite vanno accettate come costo dell’attività di trading.

Il fatto che adoperando lo stile della speranza l’operatore è riuscito grazie al fato a risolvere la situazione qualche volta, non significa che questo succederà sempre. Questo mindset nel lungo periodo potrebbe portare delle grosse perdite.

Questa regola parla solo di un aspetto psicologico e non matematico, va comunque rispettato perché la psicologia è una scienza sociale riconosciuta.

Gli assunti scientifici vanno rispettati e seguiti. Altrimenti si perdono i punti di riferimento per poter strutturare dei ragionamenti sensati.

Di conseguenza a queste analisi posso dire che a mio avviso la:

SESTA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: VERA 4 – 2

7. Non rischiare mai più del 5% del proprio capitale per ogni trade

Settima regola del decalogo del trader. Le persone si avvicinano al trading perché si tratta di un’attività che potenzialmente può far guadagnare veramente tanto.

Quindi è normale la voglia del trader di far crescere velocemente il proprio capitale, ma allo stesso questa voglia non esclude il fatto che il capitale del proprio conto risulta essere uno degli strumenti fondamentali, senza il quale non è possibile fare trading.

Mettere a rischio una quota del proprio conto superiore al 5% non è una scelta sensata per diversi motivi. Il capitale è uno strumento indispensabile per fare trading, inoltre una volta dilapidato il non è più possibile operare.

Per questo l’utilizzo di una strategia che è stata supportata da un back test risulta essere la strada che consiglio vivamente. In questo modo si possono prendere in considerazione le perdite massime che la stessa strategia ha subito in passato, in modo da verificare l’esposizione teorica del rischio del proprio capitale.

Anche se le serie storiche dei dati passati non possono garantire il verificarsi degli eventi futuri, allo stesso tempo il non testare in nessun modo una strategia non può fornire alcun dato significativo.

Una volta individuata la strategia con la quale si desidera operare, si possono ottenere dal backtest delle informazioni molto importanti come il numero delle volte consecutive che la strategia ha perso denaro nel passato.

Da questi dati è possibile inoltre estrapolare un dato fondamentale ovvero il drawdown massimo verificato della strategia stessa, ovvero la perdita massima che un trading system o una strategia ha accusato in passato.

Questi dati possono fornire una visione più chiara di quello che si ha intenzione di mettere in pratica. La gestione del proprio capitale è una questione di numeri, numeri che in qualche modo devono tornare utili per il proprio trading.

Inoltre entrare a mercato con una leva troppo alta comporta un coinvolgimento emotivo troppo marcato, che mette in discussione la lucidità e la capacità di analisi del trader.

Nessun guadagno potenziale può mettere in discussione queste osservazioni, basti pensare che ogni operazione potenzialmente potrebbe portare ad una ricchezza milionaria in poco tempo.

Questione di matematica, ma è la stessa matematica a fornire gli strumenti che dicono che non è vantaggioso operare senza modelli che garantiscono una ferma gestione del rischio.

E proprio perché si tratta di una questione matematica il numero 5 inteso proprio come cinque per cento in numeri 5%, deve fa pensare.

Ovvero chi può garantire che il 5% risulta essere sempre la percentuale giusta per l’operatività?

Non lo è affatto, infatti si tratta di un dato generico. Ogni Trading System, ovvero ogni strategia ha i suoi parametri. Ci si potrebbe trovare di fronte ad una strategia che può essere utilizzata con più o meno rischio.

Quindi questa regola che comunque parte dal buon senso, è formalmente sbagliata perché non sempre applicabile in qualsiasi strategia di trading.

Che sia 5% o 2% non importa, ogni strategia deve avere a monte un studio dedicato al proprio capitale e alle altre strategie operative nel portafoglio. Quindi:

SETTIMA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: FALSA 4 – 3

8. Fondo ammortamento perdite future fatto con gli utili conseguiti

Ottava regola del decalogo del trader. Il trading per sua natura potrebbe generare dei guadagni facili e dettati semplicemente dalla fortuna. Infatti ci si potrebbe trovare nel caso in cui, per mezzo di una serie fortunata di eventi si realizzino numerosi trade vincenti, ma la fortuna non gira sempre dalla parte del trader ed una situazione del genere si può rivelare svantaggiosa sul lungo termine.

In questo modo si potrebbe provare un senso di onnipotenza quando opera sui mercati. Ma prima o poi il mercato sconta tutto.

Questa serie “fortunata” in realtà sarà fortemente diseducativa nei confronti dell’operatore e si spera che da questa fortuna provvisoria non si siano innescati tutti quei passaggi che prevedono un cambiamento dello stile di vita.

Un trader deve resistere alla tentazione di cambiare il suo stile di vita anche quando le cose vanno bene, non si deve perdere mai di vista il rischio che è intrinseco nell’attività di trading e osservare la certezza che una serie, se fortunata, non può esserlo per sempre.

Per questo motivo è molto consigliato costruire un fondo per l’ammortamento delle perdite fatto degli utili conseguiti.

OTTAVA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: VERA 5 – 3

9. Non farsi assorbire troppo dall’attività di trading

Nona regola del decalogo del trader. Il trading alla lunga diventa logorante soprattutto quando il tipo di attività risulta essere frenetico come può essere quello di un’operatività discrezionale intraday, dove un l’operatore si potrebbe trovare costretto a passare delle intere giornate dietro un monitor per poter valutare le migliori occasioni da commerciare.

Non è questo quello che voglio dalla mia attività di trading. Preferisco fare delle ricerche che occupano in modo concentrato gran parte del mio tempo i determinati periodi, per poi poterle utilizzare in modo automatico o semi automatico risparmiando il bene più prezioso del mondo, ovvero il tempo.

Il trading deve essere un mezzo per aumentare il proprio reddito ma allo stesso tempo non deve prendere tutto il tempo della giornata, il fine ultimo è quello di migliorare la propria qualità della vita.

Ho strutturato tutta la mia attività con i dati di fine giornata in modo tale da poter dedicare pochi minuti al giorno per verificare l’esistenza di segnali d’ingresso in nuovi trade o per monitorare le posizioni già poste in essere.

Allo stesso modo se decido di fare delle ricerche per elaborare dei Trading System che utilizzano dei Time Frame inferiori, gli stessi devono lavorare in automatico.

Porto avanti da qualche anno degli studi approfonditi sul trading automatico, perché ormai è risaputo che il destino del mondo è nell’automazione digitale. Quindi occhi aperti e sangue freddo.

Ovviamente tutto questo non significa poter arrivare ad un livello avanzato dall’oggi al domani, infatti la quantità di studio e di ricerca necessaria per arrivare a questo punto è veramente notevole.

Tuttavia se non si hanno le competenze o la voglia di portare avanti delle ricerche proprie si posso comprare le ricerche di altri professionisti del settore.

NONA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: VERA 6 – 3

10. Rispettare tutte le regole con disciplina

Decima regola del decalogo del trader. La disciplina fa sempre bene!

DECIMA REGOLA DEL DECALOGO DEL TRADER: VERA 7 – 3

Osservazioni:

Osservando il decalogo del trader dal punto di vista del trading sistematico, quindi confrontando e facendo analogie ad una delle scienze più pure per eccellenza ovvero la matematica, ed in particolar modo al caso probabilistico del lancio della moneta, potremmo dedurre che il lancio ha portato come risultati 7 volte testa e 3 volte croce.

Questo non è un risultato così tanto fuori dal comune, infatti non si tratta comunque di un dato così tanto fuori dai criteri di probabilità statistica. Anche in questo caso tutte le considerazioni che si sono portate a termine per mezzo di puri ragionamenti logici, potrebbero essere i risultati di un semplice bias cognitivo derivante dal punto di osservazione del fenomeno, o perché no di pura probabilità.

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Buon lavoro,
– Ivan

P.S. Ho impiegato diverse ore a scrivere questo articolo al fine di condividere informazioni realmente rilevanti per te. Se hai apprezzato il mio sforzo ti chiedo il favore di condividerlo con i tuoi amici e parenti. E non ti dimenticare di di iscriverti alla lettera del lunedì, in modo tale da avere gratis il mio corso di trading ed investimenti. Grazie!

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